Il cappelletto di Ravenna non è solo un piatto, ma un racconto vivo della storia romagnola, un simbolo di convivialità e cultura tramandato nei secoli. Piccolo e perfetto nella sua semplicità, questo scrigno di pasta racchiude non solo un ripieno delizioso, ma anche la storia di una terra generosa, fatta di sapori autentici e tradizioni familiari.
Dove Nasce il Cappelletto?
Le origini del cappelletto sono radicate nella tradizione contadina della Romagna. Già nel Medioevo si parla di paste ripiene nelle cronache culinarie italiane, ma è nel Rinascimento che il cappelletto assume un’identità più definita. La sua forma caratteristica, ispirata al cappello di un prete (da qui il nome), e il suo ripieno di formaggi lo differenziano dalle altre paste ripiene italiane, come il tortellino.
A Ravenna, capitale dell'Esarcato bizantino, il cappelletto si è sviluppato come piatto nobile, preparato nelle occasioni speciali e durante le festività. Le famiglie romagnole lo preparavano soprattutto per il Natale, quando ogni casa si riempiva del profumo del brodo caldo e del lavoro delle mani che modellavano la pasta fresca.
Le Prime Ricette Documentate
La prima menzione ufficiale del cappelletto risale al XVIII secolo, quando il gastronomo romagnolo Vincenzo Agnoletti lo include in un suo trattato. Agnoletti descrive la preparazione di una pasta ripiena dal sapore delicato, adatta a essere cucinata in brodo. Tuttavia, la ricetta, come molte altre della tradizione, veniva tramandata oralmente, passando di madre in figlia, spesso adattata ai gusti e alle disponibilità della famiglia.
Il Ripieno: Una Questione di Identità
Il ripieno del cappelletto varia leggermente a seconda della zona, ma nella tradizione ravennate si distingue per l’uso prevalente di formaggi morbidi, come lo squacquerone, tipico della Romagna, e il Parmigiano Reggiano. A differenza del tortellino bolognese, che contiene carne, il cappelletto ravennate ha un cuore più semplice e genuino, riflesso della cultura contadina.
Questo piatto nasce dalla necessità di creare qualcosa di speciale anche con pochi ingredienti, rendendolo simbolo di un’economia domestica oculata ma ricca di inventiva.
Un Rito Famigliare
La preparazione dei cappelletti non è mai stata un’attività solitaria: è sempre stata una tradizione collettiva. Nei giorni precedenti al Natale, le famiglie si riunivano per impastare, stendere e chiudere uno a uno i cappelletti. Le “azdore”, le donne di casa, erano le vere maestre, tramandando segreti e tecniche ai più giovani. Ogni cappelletto chiuso era un piccolo gesto d’amore, un frammento di storia familiare destinato a essere gustato e condiviso.
Il Cappelletto Oggi
Oggi, il cappelletto di Ravenna è diventato un simbolo della cucina romagnola e un patrimonio gastronomico da tutelare. Le sue ricette tradizionali convivono con reinterpretazioni moderne, ma il legame con la storia rimane fortissimo.
Molte sagre e festival celebrano questo piatto, come occasione per promuovere non solo la gastronomia locale, ma anche il valore della comunità e delle tradizioni. Alcuni ristoranti e trattorie di Ravenna offrono versioni "gourmet", mentre i negozi di pasta fresca continuano a produrli secondo i metodi tradizionali.
Un Tuffo nella Storia: Vieni a Scoprirlo!
A Marina Romea, dove tradizione e modernità si incontrano, il cappelletto trova il suo posto d’onore. Gustare un cappelletto significa immergersi nella storia di Ravenna, assaporando secoli di cultura e passione culinaria. È un’esperienza che racconta il legame profondo tra la terra, la gente e il cibo.
La prossima volta che assaggi un cappelletto, fermati un attimo a riflettere: in quel piccolo capolavoro di pasta c’è la storia di una terra che non smette mai di stupire.
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